In un’intervista sul settimanale “La Vita” la nostra vicepresidente, Rossella Nausanti, ha parlato di come le famiglie con figli autistici stanno vivendo il lockdown e dell’impegno di Agrabah per fornire loro supporto.
Questa settimana ne “La Vita“, il settimanale della diocesi di Pistoia distribuito in allegato al quotidiano “Avvenire“, è pubblicata un’intervista a Rossella Nausanti, vicepresidente di Agrabah Onlus, sul tema di come è vissuto il lockdown all’interno delle famiglie con figli autistici e sull’impegno della nostra associazione per fornire loro supporto, facendo fronte alla mancanza delle consuete attività anche attraverso servizi a distanza.
Ecco il testo dell’articolo, firmato da Daniela Raspollini. L’edizione digitale del settimanale è scaricabile gratuitamente a questo link: Settimanale La Vita 5 aprile 2020.
“Come vivono il lockdown le famiglie con figli autistici”
L’impegno dell’associazione Agrabah a sostegno dei più fragili e dei loro genitori Terapie a distanza e “teleriabilitazione” per vincere l’isolamento e custodire relazioni – di Daniela Raspollini (La Vita, domenica 5 aprile 2020)
“Le famiglie con figli autistici vivono con particolare difficoltà queste settimane di emergenza. Rossella Nausanti, vicepresidente dell’associazione Agrabah, che si occupa di persone affette da disturbi dello spettro autistico prova a descriverle.
Come ha affrontato l’associazione questa emergenza?
Agrabah si è trovata impotente di fronte a questa situazione, ma il nostro staff medico ha fin da subito avviato uno sportello di teleassistenza per rispondere ai diversi bisogni delle famiglie; poi attraverso piattaforme online e mezzi telematici sta per attivarsi una sorta di “teleriabilitazione” che avrà come primo obiettivo la continuità del rapporto con gli educatori.
Quali conseguenze vivete per la quarantena forzata?
Il rischio è quello di disorientarsi, di perdere le abilità acquisite con tanta fatica, di veder svanire la fiducia creata nel tempo con adulti di riferimento al di fuori della famiglia e di finire preda di stereotipi e di vere e proprie crisi comportamentali, chissà per quanto tempo e, all’agognata riapertura, dover iniziare da capo con i percorsi riabilitativi. In effetti il rischio di questo stravolgimento è grande, perché questi ragazzi sono abituati ad avere giornate ben organizzate che li impegnano in attività riabilitative e abilitative, come una vita sociale soddisfacente grazie all’interazione con gli operatori e le varie figure che operano al centro.
Cosa vi ha fatto comprendere questa situazione?
In questi momenti si comprende l’importanza della famiglia e quanto questa dovrebbe essere sostenuta; dove la famiglia non regge si va veramente in pezzi. Dobbiamo cercare di tirar fuori l’energia che ognuno di noi ha dentro, riscoprire i veri valori, per tornare protagonisti della nostra vita, sempre degna di essere vissuta qualunque essa sia”.